Palazzo Barbò

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palazzo barbò
La STORIA

A seguito della Pace di Lodi del 1454 tra il Ducato di Milano e la Repubblica Veneta, Francesco Sforza commissionò al figlio naturale Tristano la costruzione di una torre di guardia sul confine che seguiva, come stabilì il trattato, il corso del fiume Oglio tra Soncino e Calcio. La Torre, detta di Tristano, venne così eretta sulle terre della Calciana, in contrapposizione a Roccafranca, posta sul lato veneto del fiume. Tristano ebbe una sola figlia, Elisabetta, che sposò il Marchese Galeazzo Pallavicino a cui portò in dote il feudo. Nella prima metà del XVI secolo Adalberto Marchese Pallavicino, figlio legittimato di Galeazzo, decise di costruire una sontuosa dimora “… per non voler più seguire principi ingrati…” e quale “… sede di ozio e di pace per sé e per i suoi amici (SIBI ET AMICIS)”, proposito che si può leggere scolpito con un fregio, sulla pietra che corre sopra i portici della facciata. Nel XIX secolo l’ultimo marchese Pallavicino, non avendo figli maschi, lasciò in eredità ai nipoti, figli di sua figlia e del conte Barbò, le sue proprietà e il palazzo da quel momento prende il nome di questa famiglia nobile. Attualmente la proprietà è dei discendenti in linea femminile dei Barbò. Interiormente, l’edificio è decorato con pregevoli pitture murali eseguite nel XVI secolo dai fratelli Campi mentre la torre di Tristano, pur avendo subito delle modifiche, mantiene il suo aspetto originale di costruzione fortificata.

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